Il buon Mentore ha tra le sue qualità principali l’integrità morale, le capacità relazionali e l’esperienza professionale. Nella relazione di Mentoring il Mentore non si pone come un consulente, ma piuttosto come un “consigliere saggio ed onesto”: non dice al Mentee cosa fare né prende decisioni al suo posto; non presenta il proprio caso quale unico punto di riferimento, ma propone diversi punti di osservazione dei problemi; aiuta il Mentee ad acquisire maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e a superare le paure interiori che costituiscono il primo elemento di ostacolo ad una corretta e vincente gestione del proprio progetto di sviluppo professionale e personale. Il Mentore accompagna il Mentee nell’affrontare le sfide, condividendo con lui conoscenze, metodi e strategie. Ad esempio, nella capacità di prendere decisioni: identificando la criticità; valutando la situazione e i rischi che il cambiare o il non cambiare comporta; analizzando le alternative disponibili; effettuando la scelta una volta raccolte le alternative possibili; assumendosi l’impegno, mettendo in atto la decisione ed attenendosi ad essa.

Il ruolo del Mentee, invece, è quello di chi si pone in atteggiamento di ascolto per imparare le tecniche giuste per gestire e rendere le proprie attività e, in ultima analisi, la propria vita un successo. Il Mentee è una persona attiva che dimostra di essere seriamente intenzionata ad acquisire professionalità, ad assumersi i rischi delle proprie azioni, a parlare apertamente e chiaramente delle proprie idee, perplessità e timori, ma anche a saper accettare di buon grado le critiche mosse dal Mentore trasformandole in qualcosa di costruttivo. Chi riceve Mentoring non dovrebbe mai trovarsi nella condizione di sentirsi in uno stato di dipendenza psicologica rispetto al Mentore, o addirittura di entrare in competizione “negativa” con lui, ma dovrebbe essere sempre in grado di realizzare il rapporto con il Mentore in una condizione di parità, avendo quindi la prontezza di farlo terminare qualora si verifichi l’eventualità di una subordinazione psicologica. All’inizio dei percorsi il Mentee espone sempre chiaramente gli obiettivi che vuole raggiungere al fine di meglio comprendere le esigenze di apprendimento, cercando di riconoscere i propri elementi di forza e di debolezza ed utilizzandoli come punto di partenza per incentivare e sviluppare ulteriormente la propria professionalità.

I Mentori di AIM sono facilitatori e facilitatrici di opportunità, persone colte, amanti della formazione e generosamente motivate a condividere la propria esperienza a titolo di volontariato per favorire la crescita personale e professionale dei loro mentee in un contesto di fiducia favorevole all’apprendimento. Hanno tutti seguito percorsi di formazione al mentoring.